Il native marketing è un metodo di fare pubblicità completamente diverso rispetto al passato, utile per creare inserzioni che si integrano in modo più naturale con l’esperienza dell’utente. Risultano quindi meno invadenti e più autentiche, non fanno “scappare” gli utenti, li guidano all’azione e creano coinvolgimento.
In questo approfondimento ti spiego perché il copywriting del passato ormai non è più efficace e ti mostro come fare pubblicità oggi in maniera produttiva e utile per gli utenti.
Copywriting, call to action e ganci: tutta roba da buttare
In un precedente articolo ti ho già parlato del perché il copywriting classico è morto. Qui riprendo brevemente questo concetto portando alcuni esempi.
La pubblicità tradizionale si è spesso basata su tecniche di copywriting molto spinto e call to action (CTA) con ganci ripetitivi e poveri, che puntano sulla paura o sull’urgenza. Questi ganci, con frasi sensazionalistiche, cercano di spingere il consumatore all’azione immediata.
Ecco alcuni esempi di frasi, clicbait e ganci che hai letto e sentito centinaia di volte e che oggi risultano sempre meno efficaci.
“Ultima occasione per acquistare”
“Non perdere questa incredibile offerta”
“Solo per oggi: sconto del 50%”
“Solo 5 posti disponibili”
“Acquista ora e risparmia subito”
“Le scorte sono limitate, affrettati”
“Clicca qui per scoprire di più”
“Acquista subito / Iscriviti subito”
“Clicca il pulsante in alto e seguimi”
“Per tutti i dettagli, link in bio”
I consumatori di oggi sono bombardati da un numero enorme di messaggi pubblicitari e sono diventati più resistenti e critici verso approcci troppo diretti o manipolativi. Gli utenti non vogliono essere semplicemente convinti a comprare qualcosa, in modo artificioso con ganci preconfezionati. Preferiscono invece contenuti utili e informativi, vogliono interagire con brand che rispondano alle loro esigenze e che trasmettano contenuti autentici.
Oggi al centro della comunicazione è preferibile usare strategie di content marketing, storytelling e native marketing. Il copywriting può esistere solo se inglobato in queste strategie e asservito ad esse e deve essere più sottile, autentico, impercettibile e orientato alla creazione di valore.
Cosa significa native marketing e native advertising
Vediamo nello specifico la differenza tra native marketing e native advertising.
Native marketing è un concetto più ampio che include il native advertising, ma può comprendere anche altre strategie di marketing che sfruttano il formato nativo per coinvolgere il pubblico in modo organico e non intrusivo. È un approccio strategico che punta a produrre contenuti di valore che si integrino armoniosamente con i canali e le piattaforme utilizzati, senza essere percepiti come pubblicità a pagamento.
Questo modo di fare pubblicità viene definito anche “marketing integrato nel contesto” o “marketing contestuale”. Questo per sottolineare lo stretto legame tra questa forma di pubblicità e il contenuto vero e proprio del brand di tipo informativo, educativo o di intrattenimento.
Ad esempio, un’azienda può creare un blog con contenuti utili e piacevoli, in cui i prodotti vengono menzionati in modo naturale, senza necessariamente essere il focus principale.
All’interno del native marketing si trova il native advertising (o pubblicità nativa) che si concentra nello specifico sulla promozione a pagamento. È una forma di pubblicità che si integra naturalmente all’interno del contesto in cui appare, risultando meno invasiva e più armonica rispetto ai tradizionali annunci pubblicitari.
Gli annunci nativi sono progettati per sembrare contenuti organici, non percepiti immediatamente come pubblicitari. Inoltre sono pensati per essere utili o interessanti per il pubblico. Piuttosto che un messaggio promozionale diretto, si cerca di fornire informazioni, suggerimenti, storie o intrattenimento.
Esempi comuni sono gli articoli sponsorizzati su blog o testate giornalistiche, i video sponsorizzati sui social, o i suggerimenti di prodotto su piattaforme come Amazon o Instagram.
Quindi, nello specifico, il blog aziendale nella sua interezza (comprensivo di tutti gli articoli) è una strategia di native marketing. Il singolo articolo che contiene il riferimento ad un prodotto o servizio sponsorizzato è native advertising.
Esempi di native marketing e native advertising
Immagina di vedere nel web o nei social la pubblicità di un prodotto per lavare i piatti. Tuttavia non inizia con il solito “Il miglior sgrassatore in commercio per lo sporco ostinato ecc.”
L’inserzione parte invece con “Ti spiego tre metodi infallibili per togliere l’olio bruciato dalle pentole”. Ovviamente l’attenzione di qualunque utente aumenta notevolmente perché si genera curiosità. Anche se l’utente capisce che è una pubblicità, il contenuto risulta comunque meno fastidioso, più utile, educativo e informativo.
Di seguito ti riassumo altri esempi classici di native marketing e native advertising.
Come ho spiegato sopra un esempio classico di native marketing è un blog con articoli che forniscono valore informativo senza spingere troppo sui prodotti del brand. Oppure una newsletter settimanale con articoli e consigli su un settore.
Nei social media il native marketing può tradursi in una serie di serie di post su Instagram con suggerimenti che non promuovono direttamente i prodotti, ma includono immagini belle visivamente, rappresentative e che fanno conoscere indirettamente il brand.
Anche i podcast possono aiutare un’azienda o un privato a posizionarsi come leader del settore, permettendo di esplorare argomenti legati ai temi al centro del business e risultando utili.
Per quanto riguarda il native advertising, rientrano in questo sottoinsieme gli articoli sponsorizzati su un sito di notizie che sono indistinguibili dagli altri normali articoli, i post sponsorizzati sui social tramite gli influencer, video di recensioni su YouTube, suggerimenti di prodotti su Amazon. Gli utenti percepiscono questi contenuti come parte dell’esperienza naturale del sito, dell’app o dei social, assumendone lo stesso stile, tono e formato e rendendo l’interazione più fluida.
Ecco qual è il tipo di pubblicità più efficace
Abbiamo dunque capito che il copywriting classico è completamente da buttare e che una strategia di marketing efficace deve per forza concentrarsi content e native marketing, con un copywriting più moderno, persuasivo, che riesca a comunicare in modo naturale e coinvolgente.
Content marketing e native marketing lavorano in sinergia per raggiungere gli obiettivi di marketing: entrambi mirano a offrire contenuti di valore. Quando gli utenti vengono attratti da contenuti nativi e trovano valore nel contenuto stesso, aumenta la probabilità che si fidelizzino al brand. La combinazione di native e content marketing permette quindi di aumentare la visibilità e coltivare la relazione con i contenuti e con il brand.
Gli utenti percepiscono meno la pressione commerciale e sono più inclini a prestare attenzione ai prodotti o servizi. L’obiettivo è che il lettore percepisca il contenuto come una parte naturale dell’esperienza di lettura, piuttosto che come un’interruzione pubblicitaria, ritenuta sempre fastidiosa e disturbante.
Per recuperare l’articolo precedente ecco il link “Gli utenti odiano le pubblicità: oggi il copywriting è morto“.