I segreti della scrittura celati nella Poetica di Aristotele

La Poetica di Aristotele è considerato un testo fondamentale per la teoria della drammaturgia e della narrativa. Viene spesso citato come contenitore di “segreti” per una scrittura creativa persuasiva, efficace, capace di coinvolgere e di “stravolgere” il pubblico. Ma andiamo con ordine e scopriamo di più su questo libro. Anzi, su questi due libri; il primo è giunto fino a noi, il secondo è ancora oggi avvolto nel mistero.

Cos’è la Poetica di Aristotele

La Poetica di Aristotele è un’opera critica e teorica scritta nel IV secolo a.C. che tratta dei principi e delle tecniche della composizione letteraria, in particolare per quanto riguarda il dramma.

Aristotele (384-322 a.C.) è stato uno dei più grandi filosofi dell’antichità e uno dei pensatori più influenti della storia della filosofia. Nato a Stagira, una città della Macedonia, studiò ad Atene sotto Platone e poi divenne il tutore di Alessandro Magno. Dopo la morte di Platone, Aristotele fondò la sua scuola, il Liceo, ad Atene, dove insegnò e scrisse molte delle sue opere.

La Poetica è una delle sue produzioni più significative per la storia della teoria letteraria. In quest’opera lo scrittore e filosofo greco offre una definizione di “tragedia”, parla della sua struttura e di come devono essere creati i personaggi. La distingue inoltre dal genere “epopea” e “commedia”. Ecco i punti principali del suo ragionamento.

Il concetto di “catarsi” nella tragedia

La tragedia, secondo Aristotele, è una rappresentazione di azioni serie e complete che portano alla catarsi, cioè alla purificazione emotiva. L’effetto purificatore sugli spettatori si ottiene suscitando in loro stati d’animo di pietà e paura. Le storie devono quindi avere un potere emotivo e impattare sul pubblico in maniera significativa.

Una tragedia con una struttura ben fatta deve avere un inizio, uno sviluppo e una conclusione. La trama deve essere ben organizzata, con eventi che seguono una logica e una necessità causale. Questa struttura tripartita è diventata un modello per molte narrazioni successive.

I personaggi devono essere caratterizzati nei dettagli essenziali e le loro azioni devono essere coerenti con la loro natura. Sono fondamentali la verosimiglianza e la coerenza nei comportamenti e nelle scelte.

Aristotele propone le tre unità (di tempo, di luogo e di azione) come principi di base della tragedia. In sostanza l’azione dovrebbe svolgersi in un tempo limitato, in un solo luogo e riguardare un’unica azione principale.

La tragedia come mimesi della realtà

Aristotele introduce anche il concetto di “mimesi“, cioè l’imitazione della realtà. La poesia e il dramma devono essere forme di imitazione che riflettono e interpretano l’esperienza umana. Il pubblico deve essere in grado di riconoscerle e trarne significato per la propria vita.

Infine l’autore fa una chiara e precisa distinzione fra tragedia e commedia. Mentre la tragedia si concentra su azioni serie, la commedia si occupa di azioni e situazioni comiche e leggere.
I principi della Poetica sono stati studiati e applicati in molti contesti diversi, dal teatro classico al cinema moderno. Ciò ha contribuito alla reputazione della Poetica come guida per la scrittura e la creazione di storie efficaci.

Il mistero sul libro secondo della Poetica di Aristotele

Secondo diversi studiosi, la Poetica era originariamente divisa in due parti riguardanti rispettivamente la tragedia e la commedia.

La seconda parte o secondo libro, conosciuto come “Poetica II”, è andato perduto e non è giunto fino a noi nella sua forma completa. La sua esistenza viene spesso contestata; tuttavia ci sono molte informazioni che lo riguardano. Alcune si possono leggere attraverso citazioni e riferimenti in altri testi antichi, tra cui i commentari e le discussioni di autori posteriori.

Basandosi su queste fonti, si ritiene che il secondo libro trattasse principalmente della commedia. Questa forma di rappresentazione teatrale spesso ridicolizza e denigra le figure pubbliche e le istituzioni. Il riso è ottenuto attraverso la rappresentazione caricaturale delle autorità. Tramite il riso si criticano e si mettono in discussione le norme sociali e politiche.

Aristotele esplorava le caratteristiche strutturali e stilistiche della commedia, come la sua natura leggera e il focus sulle situazioni quotidiane piuttosto che sui temi tragici e seri. Il suo era uno scopo educativo e sociale, oltre che di intrattenimento. Il riso derivante dalla denigrazione delle autorità serviva a mettere in luce le contraddizioni e le debolezze della società.

Ma perché la Poetica libro secondo non è giunto fino a noi? Alcuni sostengono che il secondo libro sia stato considerato meno rilevante rispetto ad altri lavori di Aristotele, portando a una minore copia e conservazione del testo. Quindi sia scomparso semplicemente a causa della perdita di manoscritti nel corso dei secoli. Tuttavia è strano che sia scomparso il “sequel” di un testo tanto importante come la Poetica, che si componeva appunto di due libri.

Non abbiamo informazioni precise sulle cause, ma potrebbe essersi trattato di una combinazione di fattori, fra i quali la censura. Anche se non ci sono prove concrete, è sempre possibile che testi con contenuti controversi o critici siano stati distrutti o andassero fuori circolazione. Presentare al pubblico un libro che spiegava come ridicolizzare le autorità poteva essere malvisto dai governatori stessi. I quali volevano evitare la proliferazione di rappresentazioni teatrali denigratorie verso la politica.

Il secondo libro della Poetica nell’opera di Umberto Eco “Il nome della rosa”

Nel romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco si fa riferimento al secondo libro della Poetica di Aristotele e alla sua scomparsa proprio per mano della censura. Nel corso della storia si scopre che “Poetica II” contiene una trattazione della commedia, discute l’arte del ridicolo e la denigrazione delle autorità. Questa sezione era ritenuta pericolosa e scomoda per le autorità, che hanno voluto censurarla. Il libro però ha continuato ad essere tramandato da alcuni monaci nel corso dei secoli.

Proprio la Poetica si trova al centro della trama del romanzo, in cui il protagonista, Guglielmo da Baskerville, cerca di risolvere una serie di misteriosi omicidi in un monastero. La presenza del secondo libro della Poetica e il suo contenuto sono utilizzati da Eco per esplorare temi come la conoscenza proibita e il potere della letteratura. Inoltre il mistero che avvolge quest’opera e il richiamo all’antichità aggiungono ulteriori elementi di complessità alla trama del romanzo, rendendola un capolavoro della letteratura italiana.